mercoledì 21 agosto 2013

Fulcanelli e l'Apocalisse prossima ventura

Piccola città di frontiera dei paesi baschi, Hendaye raccoglie le proprie casette ai piedi dei primi contrafforti pireneici. È racchiusa tra il verde oceano, il lago Bidassoa, lucente e rapido, ed i monti erbosi. La prima impressione, a contatto di quel suolo aspro e rude, è abbastanza penosa, quasi ostile. Sul mare, all'orizzonte, la punta di Fontarabie, color ocra sotto la luce tagliente, sprofonda nelle acque glauche e abbaglianti del golfo e a stento riesce a rompere l'austerità naturale d'un luogo selvaggio. Tranne per il carattere spagnolo delle proprie case, il tipo e l'idioma dei suoi abitanti, l'attrazione tutta particolare d'una recente spiaggia, irta d'orgogliosi palazzi, Hendaye non possiede nulla che possa attirare l'attenzione del turista, dell'archeologo o dell'artista.
All'uscita della stazione, un sentiero di campagna costeggia la strada ferrata e conduce alla chiesa parrocchiale, posta nel centro della cittadina. Le mura nude, affiancate da una massiccia torre, quadrangolare e tronca, si elevano su di un sagrato rialzato di qualche gradino e bordato d'alberi dalla folta chioma. È un edificio volgare, pesante, rimaneggiato, non interessante. Però, vicino al transetto meridionale, si nasconde, sotto il verde fogliame del sagrato, una semplice croce in pietra, altrettanto semplice quanto strana.
Questa croce ornava, un tempo, il cimitero e solo nel 1842 fu messa vicino alla chiesa, nel posto che occupa ancor oggi. Almeno questo è quanto ci assicurò un vecchio basco, che, per lunghi anni, aveva svolto le funzioni di sacrestano. Quanto all'origine di questa croce, non se ne sa nulla e ci è stato impossibile raccogliere la benché minima informazione circa l'epoca della sua erezione. Tuttavia, basandoci sulla forma del basamento e su quella della colonna, pensiamo ch'essa non dovrebbe essere anteriore alla fine del XVII secolo o all'inizio del XVIII. Ma quale che sia la sua antichità, la croce di Hendaye, con la decorazione del suo basamento, dimostra di essere il monumento più singolare del primitivo millenarismo, la più rara traduzione simbolica del chiliasmo, che ci sia mai stato dato d'incontrare. Si sa che questa dottrina, prima accettata, poi combattuta da Origene, da san Dionigi di Alessandria e da san Gerolamo, benché la chiesa non l'abbia mai condannata, faceva parte delle tradizioni esoteriche dell'antica filosofia di Ermes.
L'ingenuità dei bassorilievi, la loro esecuzione maldestra ci fanno pensare che questi emblemi di pietra non sono opera d'un professionista dello scalpello e del bulino; ma, lasciando da parte l'estetica, dobbiamo riconoscere che l'oscuro artigiano che scolpi queste immagini possedeva una scienza profonda e delle reali conoscenze cosmografiche. Sul braccio trasversale della croce, — una croce greca, — si nota l'iscrizione comune, bizzarramente scolpita in rilievo e su due righe parallele, con le parole attaccate le une alle altre; eccole trascritte, rispettandone la disposizione:

OCRUXAVES

P E S U N I C A

Certo, è facile ricostruire la frase ed il significato ben noto: O crux ave spes unica. Tuttavia, se noi traducessimo da persone inesperte, non si riuscirebbe a comprendere che cosa si dovrebbe desiderare, dal basamento o dalla croce, ed una simile invocazione potrebbe sorprendere. In verità, dovremmo spingere la disinvoltura e l'ignoranza a tal punto da disprezzare le più elementari regole di grammatica; pes, nominativo maschile, vuole l'aggettivo unicus, che è dello stesso genere, e non il femminile unica.
Sembrerebbe dunque che la deformazione della parola spes, speranza, in pes, piede, per ablazione della consonante iniziale, sia l'involontario risultato d'una assoluta mancanza di pratica presso il nostro scalpellino. Ma l'inesperienza può veramente giustificare una simile stranezza? Noi non possiamo ammetterlo. Infatti, il paragone tra i motivi eseguiti dalla stessa mano e allo stesso modo dimostra l'evidente preoccupazione per una normale distribuzione e l'accuratezza per la loro disposizione ed il loro equilibrio. Perché l'iscrizione sarebbe stata eseguita con meno scrupoli? Un suo attento esame permette di stabilire che i caratteri sono precisi, se non eleganti, e che non si accavallano (tav. XLVII). Senza dubbio il nostro artigiano li scrisse prima con il gesso o il carbone, e questo schizzo deve necessariamente allontanare ogni idea d'un possibile errore sopravvenuto durante la lavorazione. Ma poiché esso esiste, bisogna, di conseguenza, che questo errore apparente sia, in realtà, voluto. La sola spiegazione che possiamo invocare è quella d'un segno messo a bella posta, nascosto sotto l'aspetto d'un'inspiegabile esecuzione sbagliata e destinato quindi a risvegliare la curiosità dell'osservatore. Diremo, dunque, che secondo noi l'autore scientemente e volontariamente dispose in quel modo l'epigrafe di questa opera che ci colpisce.
Lo studio del piedistallo ci aveva già illuminato, e sappiamo già in che modo, con l'aiuto di qualche chiave, era meglio leggere l'iscrizione del monumento; ma vogliamo mostrare ai ricercatori di quale aiuto possono essere, per risolvere i significati nascosti, il semplice buon senso, la logica ed il ragionamento.
La lettera S, che prende in prestito la forma sinuosa del serpente, corrisponde al khi (x) della lingua greca e ne assume anche il significato esoterico. È la traccia elicoidale del sole giunto allo zenit della sua traiettoria nello spazio, al tempo della catastrofe ciclica. È un'immagine teorica della bestia dell'Apocalisse, del drago che vomita, nei giorni del giudizio, il fuoco e lo zolfo sulla creazione macrocosmica. Grazie al valore simbolico della lettera S, messa in posizione errata a bella posta, comprendiamo che l'iscrizione dev'essere tradotta in linguaggio segreto, cioè nella lingua degli dei o quella degli uccelli e che si deve scoprire il significato per mezzo delle regole della Diplomazia. Alcuni autori ed in particolare Grasset d'Orcet, nell'analisi del Songe de Polyphile, pubblicata dalla Rivista Britannica, le hanno fornite abbastanza chiaramente tanto da dispensarci dal parlarne ancora dopo di loro. Dunque, leggeremo in francese, lingua dei diplomatici, il latino tale e quale come è scritto; poi, usando le vocali permutanti, otterremo l'assonanza delle nuove parole che compongono un'altra frase della quale ristabiliremo l'ortografìa e l'ordine dei vocaboli ed anche il senso letterale* (* Nel testo: Il est écrit que la vie se réfugie en un seul espace. N.d.T.): È scritto che la vita si rifugi in un sol luogo* (* Dal latino spatium, preso nel significato di luogo, posto, ubicazione, dategli da Tacito. Corrisponde al greco ….., radice ….., paese,  contrada, territorio.), apprendiamo cioè che esiste un paese nel quale la morte non toccherà gli uomini, quando sarà il terribile momento del duplice cataclisma. Tocca a noi cercare, poi, la posizione geografica di questa terra promessa, dalla quale gli eletti potranno assistere al ritorno dell'età d'oro. Perché gli eletti, figli di Elia, secondo le parole della Scrittura, saranno salvati. Perché la loro fede profonda, la loro instancabile perseveranza nella fatica avrà fatto meritare loro d'essere elevati al rango di discepoli del Cristo-Luce. Essi porteranno il suo segno e riceveranno da lui la missione di ricollegare all'umanità rigenerata la catena delle tradizioni dell'umanità scomparsa.
La faccia anteriore della croce, — quella che ricevette i tre terribili chiodi che fissarono al legno maledetto il corpo dolorante del Redentore, — è indicata dall'iscrizione INRI, incisa sul suo braccio trasversale. Questa iscrizione corrisponde all'immagine schematica del ciclo riportato sul basamento (tav. XLVIII). Quindi siamo in presenza di due croci simboliche, strumenti del medesimo supplizio: in alto, la croce divina, esempio del modo scelto per espiare, in basso la croce del globo, che indica il polo dell’emisfero boreale e che individua nel tempo l'epoca fatale di quest'espiazione. Dio Padre tiene in mano questo globo sormontato dal segno igneo, ed i quattro grandi secoli, — figurazioni storiche delle quattro età del mondo, — hanno i loro sovrani rappresentati con lo stesso attributo: Alessandro, Augusto, Carlomagno, Luigi XIV* (*I primi tre sono degli imperatori, il quarto è soltanto rè, il Rè-Sole, ed indica in tal modo il declino dell'astro ed il suo ultimo sprazzo di luce. È il crepuscolo che precede la lunga notte ciclica, piena d'orrore e di spavento, «l'abominazione della desolazione».). Questo è ciò che c'insegna l'epigrafe INRI, esotericamente tradotta da Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum, ma che prende in prestito alla croce il significato occulto: Igne Natura Renovatur Integra. Perché, presto, il nostro emisfero sarà provato col fuoco e nel fuoco. Ed allo stesso modo con cui, per mezzo del fuoco, si separano i metalli impuri dall'oro, cosi, dice la Scrittura, i buoni saranno separati dai cattivi nel gran giorno del Giudizio. Su ognuna delle quattro facce del piedistallo, si nota un simbolo differente. Su di una è scolpita l'immagine del sole, su di un'altra quella della luna; sulla terza, c'è una grande stella e sull'ultima una figura geometrica che, come abbiamo appena detto, è lo schema adottato dagli iniziati per indicare il ciclo solare. Si tratta d'una semplice circonferenza divisa in quattro settori da due diametri, che s'intersecano ad angolo retto. I settori portano scolpita un'A che li caratterizza, cosi, come le quattro âges* (*Età. N.d.T.) del mondo; essi formano quindi un geroglifico completo dell'universo, formato dai segni convenzionali del cielo e della terra, delle cose spirituali e delle cose terrene, del macrocosmo e del microcosmo, e nel quale si ritrovano riuniti gli emblemi maggiori della redenzione (croce) e del mondo (circonferenza).
Nel medioevo, dunque, si esprimeva la rotazione continua di queste quattro fasi del grande periodo ciclico, per mezzo d'un cerchio diviso da due diametri perpendicolari; ciascuna fase, generalmente, era rappresentata dai quattro evangelisti o dalla loro lettera simbolica che era l’alfa greca, e, più spesso, dai quattro animali evangelici che attorniavano il Cristo, raffigurazione umana e vivente della croce. Quest'ultima composizione tradizionale si trova assai di frequente nei timpani dei portali romanici. Gesù è raffigurato seduto, con la mano sinistra appoggiata ad un libro, la destra alzata nel gesto della benedizione, e separato dai quattro animali che gli fanno corona dall'ellisse chiamata Mandorla mistica. Questi gruppi scultorei, generalmente separati dagli altri da ghirlande di nuvole, sono composti con le figure messe sempre nello stesso ordine, come si può notare nelle cattedrali di Chartres (portale del rè) e di Le Mans (portico occidentale), nella chiesa dei Templari di Luz (Hautes-Pyrénées), in quella di Civray (Vienne), nel portale di Saint-Trophime ad Arles, ecc. (tav. XLIX).
Scrive san Giovanni : « Davanti al trono c'era anche un mare di vetro simile a cristallo; ed in mezzo al trono ed intorno al trono, c'erano quattro animali pieni di occhi sia davanti che di dietro. Il primo animale assomigliava ad un leone; il secondo assomigliava ad una mucca; il terzo aveva il viso come quello di un uomo, ed il quarto as somigliava ad un'aquila che vola* (* Apocalisse cap. IV, vv. 6 e 7.). » Questa relazione è simile a quella di Ezechiele: « Io vidi dunque... una grossa nuvola ed un fuoco che la circondava, e tutt'intorno uno splendore, in mezzo al quale c'era qualcosa di simile al metallo che esce dal fuoco; ed in mezzo a questo fuoco si vedevano riuniti quattro animali... E le loro facce rassomigliavano ad un viso di uomo; e tutt'e quattro, a destra, avevano il muso d'un leone; e tutt'e quattro, a sinistra, avevano il muso d'un bue; ed al di sopra tutt'e quattro avevano un muso d'aquila* (* Cap I, vv. 4 e, 5, 10 e 11.)»
Nella mitologia indù, i quattro settori uguali della circonferenza, formati dalla croce, servivano di base ad una concezione mistica assai singolare. L'intero ciclo dell'evoluzione umana è incarnato sotto l'aspetto d'una vacca, che simbolizza la virtù, ed i suoi quattro zoccoli stanno ognuno su uno dei quattro settori che raffigurano le età del mondo. Nella prima età, che corrisponde all'età dell'oro dei Greci e che è chiamata Credayougam o età dell'innocenza, la Virtù si mantiene stabilente sulla terra: la vacca si appoggia completamente con i suoi quattro piedi. Nel Tredayougam o seconda età, corrispondente all'età dell'argento, la vacca s'indebolisce e si tiene solo su tre zampe. Per tutta la durata del Touvabarayougam o terza età, corrispondente a quella del bronzo, essa si riduce a due piedi soltanto. Ed infine nella nostra età del ferro, la vacca ciclica, o l'umana Virtù, giunge al supremo grado di debolezza e di senilità: si sostiene a fatica, in equilibrio su di un solo piede. È la quarta ed ultima età, il Calyougam, età di miseria, di disgrazia e di rovina.
L'unico sigillo dell'età del ferro è quello della morte. Il suo geroglifico è lo scheletro provvisto degli attributi di Saturno: la clessidra vuota, che indica il tempo trascorso, e la falce, riproduzione del numero sette, che è il numero della trasformazione, della distruzione, dell'annientamento. Il Vangelo di quest'epoca nefasta è quello scritto sotto l'ispirazione di san Matteo. Matthaeus, in greco ……, deriva da ……, ……, che significa scienza. Questo vocabolo ha prodotto ….., ….., studio conoscenza, da ….. imparare, istruirsi. È il Vangelo secondo la Scienza, l'ultimo tra tutti, ma per noi il primo, perché c'insegna che, tranne un piccolo numero d'eletti, noi dobbiamo perire collettivamente. Per questa ragione l'angelo fu attribuito a san Matteo, perché la scienza, la sola capace di penetrare il mistero delle cose, quello degli esseri e del loro destino può dare all'uomo delle ali perché si elevi fino alla conoscenza delle più alte verità e giunga fino a Dio.

Fulcanelli

3 commenti:

  1. Provo una decifrazione di " o crux ave spes unica". La lingua fonetica degli uccelli è l'inglese, la lingua della musica. In inglese la x si legge iks da cui, potendo spostare le vocali : rock save spanish. I pirenei salveranno gli spagnoli.
    Provo una datazione. Il sistema usabile è quello numerico romano, ricordando che prima del medioevo ci significava un milione ma si leggeva "mille mila" è questa è per l' appunto una lingua fonetica. La x sulla croce è circondata da 3 linee che nel sistema romano indica il mille da cui si deduce che questo è un monumento chilialista...millenarista. La x vale 1000. Fulcanelli afferma che le 4 A indicano i 4 apostoli, quindi A valore 1. Afferma anche che la s serpentiforme ha lo stesso senso del khi quindi valore 1000. Poi afferma che ci sono vocali permutabili, in latino solo la u si può scrivere come la v che vale 5. La i equivale alla linea 1 del sistema latino. La c nel sistema latino varrebbe 100 ma in sto caso si legge k (Krux e Unika). Da cui "O crux ave spes unica " ottengo : 5+1000+1+5+ 1000 +5+1+1 =2018

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