venerdì 9 agosto 2013

Di nuovo non c'è che ciò che è dimenticato

Potrebbe darsi che ciò che noi chiamiamo esoterismo, cemento delle società segrete e delle religioni, sia il residuo, difficilmente comprensibile e maneggevole, di una conoscenza molto antica di natura tecnica che si applica contemporaneamente alla materia e allo spirito. Un dualismo, quest'ultimo, che ha poca ragion d'essere.
I "segreti" non sarebbero storielle o giochi, ma prescrizioni tecniche precise, chiavi per aprire le potenze contenute nell'uomo e nelle cose.
La scienza non è la tecnica. Contrariamente a ciò che si può pensare, la tecnica, in molti casi, non segue la scienza, la precede. La tecnica fa. La scienza dimostra che è impossibile fare. Poi le barriere di impossibilità crollano.
Nel lontano passato - dimostrano sempre maggiori evidenze, determinate tecniche hanno potuto precedere l'apparizione della scienza. O ad ogni modo le sono sopravvissute.
Sempre più scoperte e interconnessioni tra le conoscenze attuali, danno l'idea che alcune tecniche passate abbiano fornito gli uomini poteri troppo temibili perché fossero divulgate. Da qui, come spiegavano negli scorsi post, la necessità del segreto, la necessità della nascita di società segrete, appunto, che mantenessero il riserbo su tutta una serie di nozioni che avrebbero potuto cagionare degli sconvolgimenti terribili di natura sociale, culturale, ma anche - e forse soprattutto - fisico-pratica. Il segreto non è un effetto della volontà di colui che lo detiene, ma un effetto della sua stessa natura. L'estremo pericolo induce all'estrema discrezione. Come si sarebbero comportati i superstiti di ingenti cataclismi provocati dal progresso, di fronte al pericolo che determinate tragedie avrebbero potuto ripetersi daccapo se non raccomandando discrezione?
Storicamente, la conservazione delle tecniche fu uno degli scopi delle società segrete. I sacerdoti egizi custodivano gelosamente le leggi della geometria piana.
Sarà un caso, ma i contattisti UFO più credibili, sostengono che gli alieni abbiano cominciato a contattare il genere umano all'indomani degli esperimenti atomici in corso durante la seconda guerra mondiale. Ne è testimone tra gli altri il console italiano in Brasile e, se non sbaglio, in Francia, Alberto Perego. Ne sono testimoni i testimoni del caso di contattismo di massa Amicizia. Gli alieni erano preoccupati dalla scoperta del nucleare da parte dell'umanità, e avrebbero lanciato più volte avvertimenti affinché non se ne facesse un uso distruttivo. Alberto Perego nei suoi libri riporta di bombe atomiche neutralizzate (è celebre, in tal senso, una puntata del Larry King show... 

http://www.youtube.com/watch?v=aTrGF6tSwZM

...ma c'è tutta una sequela di testimonianze in tal guisa, anche - di nuovo - su Youtube e affini http://www.youtube.com/results?search_query=ufo+nuclear+weapon).
Le conoscenze delle civiltà antiche - non solo di quelle presuntamente scomparse - sono inimmaginate e inimmaginabili. Sono più le opere antiche perdute, che quelle rimaste.
Che cosa ci resta delle migliaia di manoscritti della biblioteca di Alessandria? Cosa contenevano le 200.000 opere dell'antica biblioteca di Pergamo? Che ne fu delle collezioni di Pisistrato ad Atene, della biblioteca del Tempio di Gerusalemme, di quella del santuario di Ptah a Menfi? Quali tesori contenevano le migliaia di libri che nel 213 a.C. furono bruciati per ordine dell'imperatore Cheu-Hoang-Ti? L'attento esame dei frammenti rimasti, ci permette di intravedere verità troppo profonde per attribuirle al caso o alla mera intuizione passeggera di pensatori antichi. C'erano conoscenze profondamente strutturate, paragonabili a quelle odierne. Donde venivano?
Lo stesso razionalismo di un Cartesio, era stato preceduto da Aristotele, da Sant'Agostino, da numerosi altri grandi cervelli dell'antichità. Scriveva Aristotele: "Colui che cerca di istruirsi deve prima di tutto saper dubitare, perché il dubbio dell'intelletto conduce a scoprire la verità" (Aristotele). Nessuno era più scettico di Democrito.
Ok, ma di quale scienza erano in possesso gli antichi, a parte un sano metodo epistemologico improntato alla non credulità e alla ricerca? Sesto Empirico ci informa che Democrito aveva appreso le proprie teorie sull'atomo dalla tradizione - da Mosco Fenicio, ad esempio, il quale tra l'altro, come si scoprirà nei giorni più vicini ai nostri, aveva postulato che l'atomo è divisibile. Di nuovo siamo di fronte al bagliore di conoscenze arcaiche andate perdute.
Ma poi si può dire che sia stato fatto uno studio sistematico e pubblico di tutti i documenti antichi in possesso di archivi, musei, stati nazionali? E' vero o non è vero che solo una bassa percentuale della letteratura antica indiana (dell'India) è stata tradotta e studiata?
Che dire inoltre del fatto che gli antichi, sprovvisti - si dice - di strumenti di osservazione, erano a conoscenza di dati astronomici che si sono rivelati esatti e non alla portata di civiltà apparentemente non progredite? Per quanto concerne la Via Lattea, secondo Talete e Anassimene, essa era costituita da stelle di cui ciascuna era un mondo che comprendeva un sole e alcuni pianeti, e questi mondi erano situati in uno spazio immenso. Pitagora prima di Newton aveva insegnato la legge inversa del quadrato delle distanze. Plutarco, dopo essersi messo a spiegare la gravità dei corpi, ne cerca l'origine in una attrazione reciproca fra tutti - appunto - i corpi. Galileo e Newton hanno espressamente dichiarato cosa dovevano alla scienza antica. Così Copernico, nella prefazione delle sue opere dedicata a Paolo III, scrive testualmente di aver trovato l'idea del movimento della Terra leggendo gli antichi.
Fanno notare a pagina 93 del libro "Il Mattino dei Maghi" gli autori Pawels e Berger, citando una servitrice di Maria Antonietta che si esprime a proposito di un cappello rovesciato, "di nuovo non c'è che ciò che è dimenticato."
Nei Veda si parla di forme antiche di vaccinazione. Nel Sactaya Grantham si raccomanda di "raccogliere il liquido delle pustole sulla punta di una lancetta, introducetelo nel braccio mescolando il liquido col sangue, si produrrà la febbre; questa malattia sarà allora molto benigna e non potrà incutere alcun timore."
Seneca nel Medea e testi orientali parlano della scoperta di un mondo riservato ai futuri esploratori: in questi testi si arriva persino a chiamare questo continente "Merica", in onore di una stella (vd. il testo "La Chiave di Hiram" di Cristopher Knight e altri). Che dire infine di scoperte tecnologiche come la pila di Bagdad, il fatto che nelle piramidi non è stata trovata traccia di annerimenti cagionati lampade o torce ma disegni di congegni che ricordano molto gli attuali strumenti elettrici?
Gurdjeff, grande alchimista della modernità, era convinto che l'alchimia fosse il residuo delle scienze che ci sono state lasciate da antiche civiltà. Scienza, dunque. Ma anche spirito, giacché il dualismo tra spirito e materia è una delle sciagurate, insipide astrazioni frutto di certa mediocrità di pensiero dell'epoca appena trascorsa. Scrive ne "Il Mattino dei Maghi" uno dei vecchi discepoli del Maestro armeno: "Da tempo rifugiatomi nel pensiero antiprogressista induista di Gurdjeff, vedendo il mondo di oggi come un principio di apocalisse, non attendendo più, con grandissima disperazione, che una brutta fine dei tempi (...) ecco che vedevo il vecchio passato e l'avvenire darsi la mano. La metafisica dell'alchimista più volte millenaria nascondeva una tecnica finalmente comprensibile, o quasi, al secolo XX. Le tecniche terrificanti di oggi si aprivano su una metafisica quasi simile a quella dei tempi antichi. (...) Finii per credere che gli uomini, in un lontanissimo passato, avessero scoperto i segreti dell'energia e della materia. Non soltanto con la meditazione, ma con la manipolazione. Non soltanto mentalmente, ma tecnicamente. Lo spirito moderno, per vie diverse, per le vie a lungo sgradite, ai miei occhi, della pura ragione, dell'irreligiosità, con mezzi diversi e che per molto tempo mi erano parsi brutti, si apprestava a sua volta a scoprire gli stessi segreti."
A meno che la nostra civiltà perisca interamente qualche istante prima di aver raggiunto il fine, come forse altre civiltà sono sparite.

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